Roma – “Questa sarà una sorta di ‘edizione zero’, somiglia più alla prova generale di un concerto che al concerto stesso, per la brevità dei tempi di preparazione” aveva detto in conferenza stampa il cardinale José Tolentino de Mendonça. “Dalla prova si potrà poi passare al concerto ma siamo sicuri del grande successo di questa iniziativa”. E invece la Prima Giornata dei Bambini è stata un successo inaspettato, una grande festa anche per la cooperativa sociale Iride, presente con una delegazione multietnica, che ha commosso Papa Francesco, promotore della Prima Giornata Mondiale dei Bambini che si è svolta sabato 25 e domenica 26 maggio tra lo Stadio Olimpico e Piazza San Pietro. A Roma erano presenti gruppi, diocesi, parrocchie e associazioni che tutelano i più piccoli dai drammi della vita: guerre, carestie, mutilazioni, povertà estrema, malattie. Una della varie tappe nel percorso di avvicinamento al Giubileo. “Un percorso – ha spiegato inoltre Padre Enzo Fortunato – di riflessione, trasformazione e testimonianza” per affermare il diritto ed il “desiderio di ogni bambino di crescere e rinnovarsi”. Partendo dalla considerazione che “le nostre città ormai sono il volto del mondo e rappresentano un’esperienza multietnica quotidiana” la cooperativa Iride, attraverso la presenza del SAI di Bronte (Catania) e di Vittoria (Ragusa) ha deciso di partecipare, per testimoniare il fattivo impegno quotidiano in favore dei bambini e dell’accoglienza, voluto e promosso dal Sistema nazionale di Accoglienza e Integrazione. Una presenza, quella nella due giorni della Capitale, fortemente voluta dal direttivo della cooperativa IRIDE, dai responsabili dei progetti Veronica Magro e Tiziana Tardo, dai coordinatori Antonio Catania, Morgana Toscano, Ignazia Manera e Marilena Saccullo e dalle équipe multidisciplinari che hanno accompagnato i piccoli in un viaggio di festa e speranza in una Roma calda e accogliente, emblema della protezione offerta dal sistema nazionale. Gioia e grande entusiasmo hanno accompagnato la trasferta romana dei nostri piccoli, da mesi accolti nella regione siciliana attraverso una rete capillare di centri di accoglienza locali, fiore all’occhiello del sistema nazionale.
Un particolare accento è stato posto dal Santo Padre proprio a “non dimenticare chi ancora così piccolo, già si trova a lottare contro malattie e difficoltà, all’ospedale o a casa, chi è vittima della guerra e della violenza, chi soffre la fame e la sete, chi vive in strada, chi è costretto a fare il soldato o a fuggire come profugo, separato dai suoi genitori, chi non può andare a scuola, chi è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù, degli abusi”.
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