Giorno: 26 Maggio 2022

Giornata Internazionale delle Api – Asilo nido di Randazzo

Il 20 dicembre 2017, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione con la quale ha dichiarato il 20 maggio di ogni anno la Giornata mondiale delle api. La risoluzione ha tenuto conto in particolare di un rapporto che ha portato alla ribalta mondiale il declino a cui stanno andando incontro le api e gli altri impollinatori: il Rapporto di valutazione tematico su impollinatori, impollinazione e produzione alimentare, pubblicato nel febbraio 2016 daIl’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services). Il rapporto ha stimato che un numero crescente di specie di impollinatori in tutto il mondo è sull’orlo dell’estinzione a causa di diversi tipi pressione, molti dei quali prodotte dall’uomo. Le cause sono molteplici e concatenate e sono le stesse che stanno portando al declino della biodiversità: distruzione, degradazione e frammentazione degli habitat, inquinamento (in particolare da pesticidi), cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive, parassiti e patogeni.

Lo scopo della risoluzione è proporre riportare all’attenzione dei cittadini, dei media e dei decisori politici l’importanza delle api e in generale di tutti gli impollinatori, api, vespe, farfalle, coccinelle, ragni, rettili, uccelli, finanche mammiferi, per la sicurezza alimentare, la sussistenza di centinaia di milioni di persone e per il funzionamento degli ecosistemi e la conservazione degli habitat.

Gli impollinatori sono animali che, visitando i fiori alla ricerca di nettare e polline, s’imbrattano di polline (gamete maschile, analogo allo sperma dei mammiferi) del quale sono ricchi le antere, cioè la porzione fertile degli organi sessuali maschili di un fiore. Visitando i fiori di altre piante, trasferiscono il polline (gamete maschile, analogo allo sperma dei mammiferi) attraverso il loro corpo sullo stigma, parte più esterna del gineceo o pistillo (che rappresenta la parte femminile del fiore). Attraverso lo stigma il polline giunge poi a fecondare l’ovario, permettendo così la riproduzione della pianta.

Circa il 70% delle 115 principali colture agrarie mondiali beneficia dell’impollinazione animale. In Europa la produzione di circa l’80% delle 264 specie coltivate dipende dall’attività degli insetti impollinatori. La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari. Secondo il Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia la valutazione economica del servizio di impollinazione delle aree agricole italiane è pari a circa 3 miliardi di euro l’anno.

La riproduzione dell’88% delle piante selvatiche da fiore del mondo (circa 308.000 specie) dipende, almeno in parte, dall’impollinazione animale per la riproduzione.

Tra gli impollinatori, le specie del genere Apis sono le più numerose: oltre 20.000 in tutto il mondo, gran parte delle quali selvatiche. La più popolare è l’ape domestica, nome scientifico Apis mellifera, conosciuta nel mondo come ape italica. Il valore di questa specie, originaria dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, nelle stesse aree che hanno visto sorgere le civiltà antiche, è legato oltre che al servizio d’impollinazione anche alla produzione di miele, cera, propoli e pappa reale.

In tutta l’Unione Europea ci sono almeno 600.000 apicoltori, che gestiscono 17 milioni di alveari e producono circa 250.000 tonnellate di miele l’anno. In Italia, gli apicoltori censiti in Italia al 2020 erano 65.000, in costante aumento. In aumento è anche il numero degli alveari (1.950.000 unità nel 2020), con una produzione di miele stimata in circa 25.000 tonnellate.

Negli ultimi anni gli apicoltori devono fronteggiare un grave fenomeno: la riduzione del numero delle colonie di api e il declino delle loro popolazioni. Il fenomeno, conosciuto come spopolamento degli alveari o moria delle api, è stato segnalato dagli apicoltori sin dal 2003 e si concentra in primavera, in coincidenza del periodo di maggiore bottinamento delle api. Ad oggi non è stata identificata una unica causa per tale declino, ma sono stati individuati diversi possibili fattori con una negativa incidenza sulla salute e sulla sopravvivenza delle colonie ‘allevate’ di api da miele: la distruzione, il degrado e la frammentazione degli habitat, la semplificazione del paesaggio e l’eliminazione di fasce inerbite e siepi, filati, boschetti; l’agricoltura intensiva; la morte per fame delle api per via della ridotta disponibilità o qualità delle risorse alimentari, gli attacchi di agenti patogeni (virus, batteri e funghi) e parassiti (principalmente insetti e acari), tra cui specie invasive come l’acaro varroa (Varroa destructor), il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il piccolo scarabeo dell’alveare (Aethina tumida), i cambiamenti climatici, il cambiamento culturale e commerciale delle pratiche di apicoltura e, non ultimi per importanza, l’esposizione ai pesticidi usati in agricoltura per la difesa delle colture agrarie, la lotta agli insetti molesti ed il diserbo operato in aree urbane e periurbane e i prodotti chimici utilizzati negli alveari per combattere i parassiti e i patogeni delle colonie.

I rischi legati a parassiti e malattie possono essere ridotti attraverso una migliore individuazione e gestione delle malattie e l’adozione di pratiche corrette di gestione dell’apiario e l’osservazione dei regolamenti globali relativi al commercio e alla circolazione delle api.

FONTE: Ispra Ambiente

 

“Per ogni bambino, un mondo pulito e sicuro in cui crescere” Il SAI di Bronte aderisce all’iniziativa UNICEF

Il SAI di Bronte partecipa all’iniziativa in programma domani, venerdì 27 Maggio nella Provincia di Catania.

“La sopravvivenza, lo sviluppo e la protezione dei bambini sono centrali per lo sviluppo sostenibile”

L’impegno e l’azione globale per proteggere i diritti dei bambini e migliorare il loro benessere dovrebbero essere messi al centro dei piani e delle strategie per lo sviluppo sostenibile. Per definizione, lo sviluppo sostenibile implica una responsabilità intergenerazionale – la responsabilità collettiva di assicurare ai bambini di oggi e ai loro futuri figli un mondo più sicuro, più pulito, più sano e più inclusivo.

Un futuro sostenibile richiede che i bambini abbiano l’opportunità di crescere sani, istruiti e protetti dalla violenza e dalle privazioni. Richiede, inoltre, che abbiano accesso ai prodotti e ai servizi chiave forniti dall’ecosistema quali: acqua potabile, aria pulita e cibo.

Ancora oggi tali requisiti sono lontani dall’essere raggiunti: 180 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono irreversibilmente affetti da malnutrizione cronica (basso rapporto altezza/età). 783 milioni di persone non hanno ancora accesso a fonti migliorate di acqua potabile e 2,5 miliardi non hanno accesso a servizi igienici di base. Questa terribile situazione è ulteriormente esacerbata dal degrado ambientale e dalla scarsità delle risorse.

Migliorare l’equità è la cosa giusta e intelligente da fare per lo sviluppo sostenibile
L’equità dovrebbe essere messa al centro dell’agenda per lo sviluppo sostenibile e dovrebbe essere un principio cardine degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile.

La crescita inclusiva su ampia scala migliora la vita dei bambini e delle famiglie che vivono in povertà.

Inoltre, abbiamo sempre più prove che, investendo nella salute, nell’istruzione e nella protezione dei cittadini più svantaggiati della società – affrontando dunque le ineguaglianze – è più probabile che si arrivi ad una crescita sostenuta e stabile. Un approccio basato sull’equità rappresenta un investimento efficace per il futuro.

Infine, è empiricamente dimostrato che l’iniquità è svantaggiosa per l’ambiente e per lo sviluppo economico. Migliorare l’equità non è dunque soltanto intrinsecamente giusto, ma è la cosa corretta da fare per assicurare risultati efficienti dal punto di vista dei costi per le persone e per il pianeta.

Mettere l’equità al centro dell’agenda globale implica maggiori investimenti in tutti gli ambiti sociali, nonché l’allocazione di risorse sufficienti per la raccolta di dati disaggregati con cui monitorare l’equità dello sviluppo.

La transizione ad un’economia verde dovrebbe essere su larga scala per poter combattere e ridurre le ineguaglianze esistenti
La transizione inclusiva ad un’economia verde necessita di un impegno globale a salvaguardare e a rafforzare i più vulnerabili.

Il passaggio a un modello di sviluppo più verde è un imperativo, ma questo nuovo modello deve anche essere inclusivo.

I soggetti più vulnerabili pagano già ora un prezzo salato per colpa di un modello di sviluppo non sostenibile. A costoro non può anche essere chiesto di pagare i costi di una transizione iniqua a un’economia verde.

Esempi di soluzioni di “economia verde inclusiva” comprendono:

Misure di protezione sociale connesse alla conservazione e al ripristino dell’ambiente, nei quali ognuno riceva uguali benefici economici dalla gestione delle risorse naturali
politiche che garantiscano informazioni trasparenti e partecipazione comunitaria alle decisioni relative alle attività delle industrie estrattive ed energetiche
politiche che allochino in modo equo i ricavi provenienti dagli investimenti in tecnologie più verdi, per fornire alle persone più svantaggiate le opportunità di costruire capacità locali ed essere pienamente partecipi dell’economia verde.

Occorrono maggiori investimenti globali nella sicurezza e nella resilienza delle comunità, soprattutto quelle più povere. Ciò è essenziale per un’efficace azione umanitaria, ma anche per lo sviluppo sostenibile, e richiede impegni a lungo termine, a cominciare dal sostegno finanziario.

I disastri e i conflitti mettono seriamente a repentaglio il benessere dei bambini, la crescita e lo sviluppo. Per esempio, è stimato che circa 375 milioni di persone all’anno sono a rischio solo per le conseguenze dei disastri climatici, e che due terzi della mortalità infantile (0-5 anni) si concentra in Stati affetti da conflitti e fragilità.

I disastri e i conflitti, inoltre, alimentano i cicli di esclusione, vulnerabilità, diseguaglianza di genere e povertà – aumentando i rischi e rappresentando una minaccia per lo sviluppo. Per esempio, è previsto che i disastri naturali prodotti dal clima colpiranno in maniera sproporzionata i più poveri e svantaggiati nel mondo, incluse le persone indigene, i bambini appartenenti a minoranze e i bambini con disabilità.

Mentre gli interventi globali e nazionali sono fondamentali per migliorare i meccanismi di resilienza, bisogna porre maggiore impegno sull’azione collettiva nelle comunità e nelle città, pure come su una migliore capacità di governance locale per identificare, prevenire e mitigare i rischi mentre ci si prepara a fronteggiare le possibili emergenze.

Rafforzare la resilienza dei bambini più svantaggiati nei contesti urbani è fondamentale, poiché si trovano sulla linea di fronte di disastri naturali, con scarso accesso ai servizi di base e mancanza di alloggi sicuri.

I bambini e i giovani sono agenti di cambiamento che contribuiscono allo sviluppo sostenibile
Far partecipare realmente i giovani a ideare, pianificare e realizzare soluzioni per lo sviluppo sostenibile dev’essere una componente necessaria in ogni azione locale per la sostenibilità ambientale

I bambini e i giovani di oggi e di domani, saranno i leader dello sviluppo sostenibile per le future generazioni. Dovrebbero essere messi nelle condizioni di avere influenza sul proprio futuro, di far valere i propri diritti e dare voce alle proprie preoccupazioni a livello internazionale, nazionale e comunitario.

Coinvolgere i bambini e i giovani non è solamente giusto in linea di principio, ma produce anche migliori risultati in termini di sviluppo sostenibile.

Va bene mantenere la “partecipazione virtuale” dei giovani alle negoziazioni internazionali sullo sviluppo, ma occorre concentrare l’attenzione soprattutto sul coinvolgimento dei bambini e dei giovani più vulnerabili a livello comunitario.

Ad esempio, l’esperienza delle “mappe dei rischi ambientali” elaborate da bambini e ragazzi che vivono in comunità esposte al rischio di disastri provocati dai cambiamenti climatici ha dimostrato che si ottengono risultati positivi per l’adattamento ai cambiamenti climatici stessi.

Analogamente, coinvolgere i bambini e i ragazzi nello sviluppo e nell’accesso alle “tecnologie verdi” – come lo sviluppo di fonti energetiche su piccola scala – può contribuire positivamente al loro benessere e creare migliori prospettive di lavoro per il futuro.

Fonte UNICEF

IRIDE è una cooperativa sociale che si propone l’obiettivo di “perseguire l’interesse generale della collettività alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini” attraverso la gestione ed erogazione di servizi.

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